Sostenibilità. Spreco alimentare, in Italia in crescita del 45% in un anno
Articolo riportato dall'Avvenire
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Luca Liverani lunedì 16 settembre 2024
Ogni settimana nel secchio 683,3 grammi di cibo a testa, rispetto ai 469,4 del 2023. Il Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024 in vista del G7 agricoltura del 26 settembre. Ecco le buone pratiche
Verdure e pane gli alimenti in Italia più sprecati
Gli italiani comprano troppo e gestiscono male la spesa. Il risultato è che poi tanto cibo finisce nella pattumiera. Un problema dai risvolti econoici, ma anche morali e soprattutto ambientali. Lo spreco di alimenti infatti cresce del 45,6% in Italia nel 2024. Ogni settimana cioè finiscono nel bidone della spazzatura 683,3 grammi di cibo pro capite, rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell'agosto 2023. Oltre 35 chili all'anno, almeno un quintale a famiglia. A essere gettati via sono soprattutto frutta fresca (27,1 grammi), verdure (24,6 grammi), pane fresco (24,1 grammi), insalate (22,3 grammi), cipolle/aglio/tuberi (20 grammi), ovvero proprio i prodotti principe della Dieta Mediterranea.
A fare il punto sul problema è il Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024, "Lo spreco alimentare nei Paesi del G7: dall'analisi all'azione", curato dall'Osservatorio Waste Watcher International-Campagna Spreco Zero, dall'Università di Bologna assieme a Ipso. Obiettivo è attirare l'attenzione del prossimo G7 Agricoltura sul problema.
Il dato in crescita, secondo il rapporto, indica una cattiva gestione della spesa familiare con i relativi sprechi economici, ma evidenzia anche un incremento dei consumi alimentari e una domanda concentrata su alimenti di qualità inferiore, influenzata dalle logiche low cost, indipendenti cioè dal comportamento dei singoli. Il 42% degli intervistati individua la causa dello spreco nel fatto che frutta e verdura conservata nelle celle frigo una volta a casa va subito a male; il 37% li butta perché i cibi venduti sono già vecchi.
Elementi critici però si rilevano anche nel comportamento dei consumatori. Il 37% degli italiani dimentica gli alimenti in frigorifero e nella dispensa, lasciando che si deteriorino, solo il 23% è disposto a programmare i pasti settimanali, inoltre il 75% non è disposto o non è capace di rielaborare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli.
Quanto, infine, alla mappa degli sprechi, Sud e Centro sono le aree dove il fenomeno è superiore del 9% rispetto alla media nazionale (al sud 747 g pro capite a settimana, al centro 744 g pro capite), mentre il Nord è relativamente più virtuoso con un meno 11%, sempre rispetto alla media nazionale (606,9 grammi pro capite).
Ogni settimana nel bidone 683,3 grammi di cibo pro capite, rispetto ai 469,4 del 2023
«In Italia l'incremento dello spreco alimentare a livello domestico è preoccupante» spiega Andrea Segrè Direttore scientifico Waste Watcher International - Campagna Spreco Zero, Università di Bologna. «Non solo per l’aumento percentuale rispetto all'analoga rilevazione di WWI del 2023, ma soprattutto dalle cause che lo hanno determinato - spiega - come un abbassamento della qualità dei prodotti acquistati. Gli italiani hanno ancora poca consapevolezza di come fruire al meglio gli alimenti disponibili, dalla conservazione alla pianificazione degli acquisti, dimostrando ancora una volta la necessità di intervenire a livello istituzionale sull'educazione alimentare«. L'Italia, spiega Segrè, può beneficiare delle buone pratiche che emergono dalle esperienze di contrasto dello spreco dagli altri Paesi del G7, «tema che speriamo emerga dal summit di Siracusa il prossimo 26 settembre».
Negli Stati Uniti ad esempio la scarsa fiducia nella situazione economica del Paese ha indotto i consumatori a prestare maggiore attenzione ai costi connessi allo spreco alimentare e di conseguenza a mettere in campo azioni individuali di contrasto allo spreco. L’82% degli americani dichiara di tenere la dispensa, il frigorifero e il freezer ben organizzati. In Giappone lo spreco di frutta e verdura è particolarmente basso soprattutto a causa del costo eccezionalmente elevato: qui si coltivano soltanto frutta e verdura di alta qualità, prodotti considerati beni di lusso da regalare durante ricorrenze speciali.
La Francia ha mostrato uno dei miglioramenti più significativi nella riduzione dello spreco alimentare tra i Paesi oggetto di rilevazione (meno 32%) portando il suo spreco pro-capite sotto quello italiano (459,9 g contro 469,4 g nel 2023). C'è particolare attenzione a consumare tutto il cibo cucinato (lo dice l'87% degli intervistati) e a mangiare tutti gli avanzi (88%). La Francia, ma anche la Spagna, sono tra i Paesi che hanno messo in campo gli investimenti più importanti. Un esempio è la legge Garot del 2016 che ha vietato ai supermercati di distruggere il cibo invenduto, aumentando significativamente le donazioni alimentari.
Il Regno Unito è storicamente uno dei Paesi dove l’attenzione privata e pubblica verso il problema degli sprechi alimentari è maggiore. WRAP e altre organizzazioni hanno promosso azioni sia per stimolare le famiglie sia per coinvolgere le imprese; oltre il 45% delle famiglie inglesi fa ricorso alla lista della spesa come strategia di acquisto mostrando propensione alla pianificazione; dal 2005 vengono promossi accordi volontari che coinvolgono gli attori della filiera agro-alimentare
Nel 2023 la Germania aveva il più alto livello di spreco alimentare dell’Eurozona (512,9 g/settimana) ma allo stesso tempo anche la riduzione più marcata (-43%). Il Canada, dal 2021, si sta impegnando nella prevenzione allo spreco alimentare, con una strategia nazionale sul tema, finanziamenti per innovazioni e anche incentivi fiscali che hanno aumentato le donazioni di cibo in eccedenza. Molte organizzazioni si sono attivate per lavorare con produttori e distributori per limitare gli eccessi produttivi e con i consumatori per promuovere iniziative di educazione alimentare finalizzate a stimolare una migliore pianificazione.
L'Italia ha potenzialmente ampi margini di miglioramento, visto che la preparazione dei pasti è altamente valorizzata: il 44% degli italiani dedica una "moderata" attenzione alla cucina e il 42% la considera una vera passione. L’impegno in cucina si traduce in comportamenti anti-spreco concreti: il 59% degli intervistati consuma cibo prossimo alla scadenza e il 55% ricorre al congelamento per prolungarne la durata.